La storia della calza
Le calze affondano le loro radici nel XIV secolo (1300 circa), tutto inizia con la lavorazione a maglia dei berretti di lana.
Le zone più vocate per la lana sono : Mantova, Verona e Padova.
Per la seta: Milano e Napoli.
In particolare Mantova rappresenta il centro produttivo più importante.
Teofilo Folengo monaco benedettino di Polirone (San Benedetto Po, MN) diceva: bretarolorum satis es mea Mantua plena (dell’arte della lavorazione dei berretti Mantova è piena).
Nel ‘500 si assiste al passaggio dalla produzione esclusiva di berretti alla produzione di calze, camice, guanti e simili in lana grazie allo sviluppo delle lavorazioni d’agucchieria (lavorazione a maglia con aghi).
È proprio nel ‘500 che nel chiostro di San Simeone (Monastero di Polirone, MN) si evidenzia grazie alla Mappa di Perugia (a metà del 1500) la presenza al piano terra di laboratori di sartoria e calzoleria. Come tutti i monasteri Benedettini si utilizzavano fibre naturali sia per la tessitura (abbigliamento dei monaci) che per la realizzazione delle pagine dei codici miniati (la lana in questo era il tessuto principe).
In questi anni le calze a maglia soppiantano le calze in tessuto fatte dai sarti.
Sono i primi prodotti ready made, prodotto senza bisogno del sarto.
Mantova in questi anni è il centro principale della agucchiera l’arte di lavorazione a maglia con aghi.
Tutto è destinato a cambiare, a partire dal 1589 con l’invenzione del Telaio del Reverendo William Lee di Calverton (Nottinghamshire, Inghilterra).
Tra il 1629 e il 1630 Mantova subisce, l’assedio e il sacco dei Lanzichenecchi, a cui si aggiunge una epidemia di peste. Tutto questo insieme al rifiuto dell’ innovazione del telaio inglese, fanno declinare Mantova e la sua produzione a maglia.
Di questa crisi si avvantaggiano Padova e Verona diventano tra sei e settecento i due centri più importanti a livello italiano fino a fine settecento, periodo in cui inizia il declino di queste città, causa principale il rifiuto all’adozione del telaio.
Tra fine settecento e inizio ottocento iniziano le prime lavorazioni di nuovi tessuti, come, cotone e lino al posto della seta.
Trova nuova giovinezza anche la lana, cala la seta, pur rimanendo sempre importante.
Nel XIX secolo vengono introdotti nuovi telai, come nel 1864 il telaio di William Cotton (telaio di grandi dimensioni) e nuovi telai americani con ago selfacting, rettilinei o circolare di ridotte dimensioni adatte a lavoro domestico.
In Italia, Milano (zona Alto Milanese) e Brescia nel corso dell’800 divengono i due poli più importanti per la produzione di calzetteria e maglieria.
A cavallo tra XIX e XX secolo inizia la diffusione delle Macchine circolari, innovazione nella produzione di calze e si assiste alla lenta ma costante divisione di settori tra Calzetteria e Maglieria. Negli anni trenta del XX secolo il 70% delle calze prodotte è in cotone. Inizia la diffusione delle fibre artificiali. Con l’autarchia e la guerra si producono maggiormente prodotti con fibre artificiali e per l’esercito.
Terminata la II Guerra Mondiale, bisogna attendere gli anni ‘50 per una ripresa della produzione e dei consumi.
Comincia a prendere piede la produzione di calze da donna in Nylon (scoperto nel 1938 nei laboratori Du Pont, il cui successo inizia a partire dagli anni ‘50). In questi anni nasce in Italia a Castel Goffredo (Mantova) il distretto della calzetteria. Un distretto a cavallo tra Mantova, Brescia e Cremona, tuttora il più importante al mondo. A Brescia, tra gli altri, troviamo i comuni di Borgo San Giacomo, Botticino, Borgosatollo.
Tra gli anni ‘60 e ‘70 del ‘900 conosce un periodo di grande diffusione e successo il collant da donna e la maglieria e calzetteria italiana (molto apprezzata all’estero).
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